Il 27 ottobre viene presentato un documento da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sul ruolo delle carni rosse come agente cancerogeno. L'OMS, è un'agenzia specializzata dell'ONU che opera secondo il diritto internazionale per il raggiungimento del più alto livello possibile di salute dei popoli. Fondata il 22 luglio 1946 ha funzione di vigilanza sanitaria, e pertanto può emettere avvisi alle autorità sanitarie dei paesi membri, relativi ai rischi pandemici. Poiche nei paesi industrializzati e urbanizzati, il cancro ha raggiunto e in certi casi superato per incidienza e mortalità, tutte le altre patologie; esso rappresenta a pieno titolo una pandemia. Ecco allora che da anni tramite la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), vengono studiate e catalogate tutte le sostante presenti in natura che a vario titolo possono costituire un elemento di cancerogenicitià. L'obiettivo dell'OMS, così come precisato nella relativa costituzione, è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, ha chiesto di valutare il ruolo delle carni rosse come possibile agente cancerogeno. Il lavoro di raccolta scientifica e di analisi statistica è stato condotto dalla IARC e ha portato ad alcune conclusioni, complesse e di non facile interpretazione.
Nel comunicato stampa diffuso, si denuncia come il consumo di carni rosse (manzo, vitello, maiale, agnello, pecora, cavallo e capra) possa essere classificato come probabilmente cancerogena per l’uomo (gruppo 2A) e che le carni trasformate (dopo processi di salatura, maturazione, fermentazione) possano essere classificati come cancerogeno per l’uomo (gruppo 1).
Notizia a crudo, allarmismo ingiustificato. Vediamo di fare chiarezza.
Da tempo, sappiamo soprattutto in Italia e in Europa, della necessità di un’alimentazione variegata, una dieta equilibrata, che abbia varie fonti di proteine animali (uova, carne, pesce), varietà delle tipologie di carne e che non tralasci fibre e carboidrati.
Una dieta che escluda gli eccessi.
È noto come qualsiasi alimento, se consumato in eccesso, possa portare a problemi o conseguenze che si evidenziano soprattutto nel lungo periodo. Già da tempo le carni sono sotto la lente d’ingrandimento della comunità scientifica e già altri lavori hanno messo in evidenza una relazione tra il consumo di carne rossa e carni trasformate e l’aumento di probabilità di sviluppare alcuni tipi di problematiche. E' anche vero che rischi connessi al consumo di un determinato alimento devono essere valutati anche con i benefici che, invece, possono portare, soprattutto dal punto di vista nutrizionale.
Secondo quanto riportato sulla prestigiosa rivista il Lancet Oncology “ogni porzione di 50 grammi di carne lavorata consumati quotidianamente, aumenta il rischio del 18% di cancro al colon retto, tale rischio è presente anche per un consumo quotidiano di 100 gr di carne rossa non lavorata”.
Il consumo eccessivo di carne, già evidenziato da anni negli USA e nel nord Europa, è un problema di carattere sociale così come la necessità di migliorare la produzione e delle carni eliminando additivi e conservanti in maniera massiccia. Non dimentichiamo che si profila all'orizzonte la ratifica europea del trattato TTIP con il quale verranno ampliate le possibilità per i prodotti americani di essere commercializzati nel vecchio continente, gli interessi economici aboliranno le nostre salvaguardie per garantire la salute pubblica?
L’indicazione generica a limitare il consumo di carni rosse è giusta nell’ottica di associare varie fonti proteiche per un apporto complessivo (sia proteico che calorico) adeguato e soprattutto variegato.
Secondo le più recenti stime del Global Burden of Disease Project (un’organizzazione di ricerca accademica indipendente), circa 34 000 decessi per cancro ogni anno in tutto il mondo sono attribuibili a diete ricche di carni lavorate. Questi numeri contrastano con circa 1 milione di morti per cancro ogni anno a livello mondiale a causa del fumo di tabacco, 600 000 all’anno a causa di consumo di alcol, e più di 200 000 all’anno a causa dell’inquinamento atmosferico.
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) è intervenuta per chiarire come il rischio cancro posto dal mangiare carni rosse lavorate, sebbene basso a livello individuale (molto inferiore a quello associato all’inquinamento atmosferico o al fumo) sia alto a livello globale, visto l’elevatissimo numero di persone che nel mondo mangiano carni lavorate e, quindi, sia significativo in termini di salute pubblica (Kurt Straif).