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I farmaci intelligenti contro il cancro, quelli che colpiscono bersagli molecolari mirati, sono un’arma potente, ma in genere funzionano solo per qualche tempo. Scopo dei ricercatori è quello di identificare i meccanismi di interazione e di resistenza per sfruttare al meglio la risposta di queste armi preziose.

Alberto Bardelli Federico Bussolino hanno recentemente pubblicato uno studio sul meccanismo d'azione del farmaco PLX472O, utilizzato finora nella cura dei melanomi dove si era dimostrato molto efficace nell’inibire l’oncogene mutato. Il farmaco è intimamente legato alla mutazione dell’oncogene BRAF (gene responsabile della crescita incontrollata di numerosi tipi di tumori). La mutazione di BRAF è infatti importante non solo nei melanomi, ma anche nei tumori del colon, dell’ovaio e della tiroide e spesso si correla a una cattiva prognosi della malattia. Nello studio pubblicato si è dimostrato in grado di intervenire non solo sulla cellula tumorale, ma indirettamente anche sul microambiente che la circonda, generando pertanto una doppia modalità terapeutica per inibirne la proliferazione.

Si è accertato – spiegano Bardelli e Bussolino – che il PLX472O non solo agisce sulla cellula tumorale bloccandone la crescita, ma ha anche un effetto inatteso sul sistema vascolare del tumore”. I ricercatori hanno infatti scoperto che il PLX472O migliora la perfusione del sangue del tumore e l’ossigenazione con due conseguenze: “può facilitare l’arrivo di altri farmaci al tumore, consentendo di ridurre le dosi di chemioterapici utilizzati nel trattamento; migliora l’ossigenazione del tessuto riducendo l’ipossia – la carenza di ossigeno – solitamente causa della maggior aggressività e della comparsa di metastasi”.

Questa scoperta – sottolineano ancora Bardelli e Bussolino – rivoluziona le prospettive delle attuali terapie antiangiogenetiche (che ostacolano la formazione dei nuovi vasi sanguigni che portano nutrimento al tumore), utilizzate ampiamente nel trattamento di molti tumori solidi, dimostrando che è possibile intervenire sull’angiogenesi tumorale non solo inibendola, ma anche cambiando e migliorando le caratteristiche funzionali del sistema vascolare del tumore”.
Questa – concludono Bardelli e Bussolino – è un’ulteriore tappa nella lotta contro il cancro che allarga il fronte, avendo compreso la necessità di studiare e colpire le vie di comunicazione tra la cellula tumorale e il microambiente che la circonda. Infatti la progressione di un tumore,o il suo permanere in stato di quiescenza, dipendono e sia dalle caratteristiche genetiche della cellula neoplastica sia dalle molecole e dei vasi sanguigni che la circondano”.

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