Il tumore all'ovaio è fortunatamente in diminuzione in Italia: nel 2016 sono previste circa 5.200 nuove diagnosi con un'incidenza distribuita in maniera omogenea nelle Regioni del Nord, Centro e Sud Italia.
Sebbene non sia stata, ad oggi, dimostrata una correlazione diretta tra fattori di rischio e processo di cancerogenesi, possiamo riconoscere tre fattori: ormonali, ambientali ed eredo-familiari. Un aumento del rischio è stato registrato infatti in donne in menopausa trattate con terapia ormonale sostitutiva (estrogenica) per almeno 10 anni. Per contro sembrano avere un fattore protettivo: multiparità, allattamento al seno e prolungato impiego di contraccettivi orali.
La più grande innovazione è rappresentata dalla biologia molecolare, in particolare, le mutazioni di due geni: BRCA1 e BRCA2, più conosciuto come "gene Angelina Jolie", per il ruolo nella riparazione degli errori e delle rotture nella doppia elica del Dna. Secondo una recente ricerca statunitense fra le donne con tumore ovarico epiteliale in stadio avanzato sottoposte a chirurgia citoriduttiva primaria, la sopravvivenza è superiore a quella delle pazienti che ricevono la chemioterapia neoadiuvante. La differenza è alta nonostante due potenziali fattori confondenti osservati: estensione di malattia e stato del gene Angelina Jolie.
La sopravvivenza più bassa nelle pazienti sottoposte a chemioterapia neoadiuvante potrebbe essere legata ad altri fattori, non osservati. Saranno necessari ulteriori studi per identificare specifici sottogruppi di pazienti che possono trarre maggiori benefici dalla chirurgia.