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tumori in Italia, come nella maggior parte dei paesi europei, rappresentano la seconda causa di morte dopo le malattie cardio-vascolari. Nel tempo la loro incidenza è aumentata sebbene sia oggigiorno distribuita in maniera diversa, registranto l'incremento di alcuni tipi e la riduzione di altri. La mortalità per tumore si è attestata nei primi anni del XXI secolo, in circa il 30% del totale dei decessi. Per contro, il processo d'invecchiamento della popolazione, la crescita di incidenza di tumore, in particolare tra gli anziani, e la migliore sopravvivenza hanno determinato un forte aumento della prevalenza nel corso degli ultimi decenni. Nel 1999 si sono verificati circa 130.000 decessi complessivi per tumore, mentre nello stesso anno si stimavano 230.000 nuovi casi e circa 1.300.000 persone con pregressa diagnosi di tumore (fonte: "I Tumori in Italia").
Un dato curioso è che il progresso scientifico che ha portato all'allungamento dell'età, è stato causa esso stesso di aumento della prevalenza in campo oncologico. Il carico sanitario connesso a questa patologia è infatti destinato ad aumentare nei prossimi anni per effetto del parallelo progressivo invecchiamento della popolazione.

I Registri tumori, nati in Italia a partire dalla fine degli anni ’70, sebbene imperfetti e distribuiti a macchia di leopardo sul territorio, hanno contribuito a fornire un'immagine molto vicina alla realtà. La periodicità e l'aggiornamento continuo nel rilevare le nuove diagnosi e la verifica periodica dello stato di malattia, hanno permesso negli anni di accumulare un'enrme quantità di dati fondamentale per gli studi di epidemiologia.

La prevalenza, ovvero la proporzione di persone con una pregressa diagnosi di tumore in una data popolazione, è nota anch’essa solo a livello locale, in quanto si ricostruisce a partire da incidenza e sopravvivenza.
Questo pesante bilancio può essere ridotto soltanto in due modi: riducendo il numero di nuove diagnosi e aumentando le possibilità di sopravvivenza per coloro che hanno già contratto la malattia. Prevenzione primaria - per ridurre l’esposizione a fattori di rischio noti ed evitabili - e diagnosi precoce - per aumentare l’efficacia delle cure disponibili - sono quindi le due strategie centrali nella lotta ai tumori.
La mortalità per tutti i tumori presenta livelli e tendenze differenti negli uomini e nelle donne a causa della diversa composizione per sede tumorale.
Negli uomini i decessi per tumore del polmone, colon-retto, stomaco, vescica e prostata rappresentano da soli il 60% della mortalità complessiva.

Nelle donne invece i tumori della mammella, colon-retto, stomaco e polmone sono la causa di decesso nel 50% dei casi.
Negli ultimi trent’anni si osservano delle tendenze incoraggianti in relazione alla mortalità per tumore, soprattutto per gli uomini, in particolare nel Centro- Nord Italia. Il tasso di mortalità, aggiustato per età usando la distribuzione mondiale, è infatti in progressiva diminuzione negli uomini già dalla metà degli anni ‘80 ed ha raggiunto nel 1999 gli stessi livelli del 1970 (150 per 100.000). La diminuzione ha però interessato maggiormente il Nord e il Centro Italia, mentre nel Sud si è osservato un aumento (da 110 nel 1970 a 150 nel 1999). I risultati per il complesso di tutti i tumori riflettono da vicino l’andamento geografico e temporale dei decessi per tumore del polmone, che da soli rappresentano circa un terzo della mortalità complessiva per tumore e che sono in continua e significativa riduzione.

Questo è uno straordinario risultato delle campagne antifumo e dei relativi interventi legislativi introdotti in Italia già a partire dagli anni ’70.
La mortalità nelle donne, che invece è dominata dal tumore della mammella, è sostanzialmente stabile dal 1970 (100 per 100.000) e in leggera diminuzione dal 1990 (80 per 100.000 nel 1999). La mortalità per tumore della mammella presenta un andamento molto simile, con dei segnali di flessione nella seconda metà degli anni ’90 parallelamente alla diffusione sul territorio dello screening mammografico. Da segnalare è l’ascesa dei decessi per tumore del polmone nelle donne il cui tasso, intorno al 4,5 per 100.000 nel 1970, è quasi raddoppiato nel 1999 (8 per 100.000).
Il quadro della mortalità per tumore sta cambiando per effetto di modificazioni sia dei profili di incidenza che della sopravvivenza, i due determinanti della mortalità.

L’incidenza per tumore è piuttosto variabile sul territorio nazionale, in particolare i dati osservati dai Registri Tumori indicano che i livelli di rischio sono inferiori al Sud rispetto al Centro-Nord per la quasi totalità delle patologie tumorali. Tale disomogeneità, legata in buona misura a stili di vita differenti e a una diversa esposizione a fattori di rischio ambientale e lavorativo, rende ancora più problematico il divario di copertura della registrazione tra Meridione e resto d’Italia. Per questo motivo è utile affiancare ai dati di incidenza dei Registri, le stime nazionali e regionali costruite con metodi statistici che permettano di superare le lacune conoscitive al Sud.

Per tutti i tumori in Italia il tasso di incidenza crudo, ossia non aggiustato per età, si stima stabile nel prossimo futuro (circa 500 per 100.000 dal 2000 al 2010) per gli uomini e ancora in aumento nelle donne (da 380 nel 2000 a 450 per 100.000 nel 2010). Queste tendenze sono date prima di tutto dal progressivo invecchiamento della popolazione che genera un aumento di casi anche a parità di rischio e in secondo luogo dalle tendenze per le quattro sedi di maggiore impatto: polmone, mammella, colon-retto, stomaco. Il tumore del polmone è caratterizzato da dinamiche opposte nei due sessi (in discesa negli uomini e in ascesa nelle donne). L’aumento di diagnosi per tumore della mammella è legato verosimilmente anche all’effetto delle campagne di screening. Per i tumori dello stomaco si stima una generalizzata diminuzione di incidenza (grazie ai progressi nella conservazione alimentare), bilanciata dall’aumento di diagnosi per i tumori del colon-retto.

Se il quadro per l’incidenza è piuttosto articolato, alternando tendenze positive ad altre più preoccupanti, l’andamento della sopravvivenza per tumore è senz’altro incoraggiante. I livelli di sopravvivenza per tumore sono in netto miglioramento sia in Italia che nel resto d’Europa. Questo è uno dei risultati salienti emersi dallo studio EUROCARE, il più vasto studio comparativo europeo di sopravvivenza per tumore su base di popolazione, che ha analizzato i dati di oltre 6 milioni di pazienti diagnosticati in 20 paesi europei nel periodo 1978-1994 e seguiti fino al 1999.

Lo studio mostra una grande variabilità per sede tumorale dei livelli di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, con un massimo del 93% per i tumori del testicolo ed un minimo del 4% per quelli del pancreas. I tumori a più alta sopravvivenza, ovvero superiore all’ 80% (testicolo, tiroide, melanoma e linfomi di Hodgkin) costituiscono tuttavia solo il 4% del complesso delle diagnosi di tumore. Un quinto dei casi negli adulti riguarda invece sedi a prognosi molto sfavorevole, quali polmone, colecisti, esofago, fegato e pancreas, con sopravvivenze inferiori al 15%. Le neoplasie più frequenti mostrano sopravvivenze molto diversificate: 11% per il tumore del polmone, 77% per il tumore della mammella, 51% e 48% rispettivamente per colon e retto, 67% per il tumore della prostata e 23% per lo stomaco.

Lo studio EUROCARE ha permesso di valutare comparativamente l’andamento della sopravvivenza dall’inizio degli anni ‘80 alla metà degli anni ‘90. In generale si osserva un miglioramento della prognosi, in particolare per i tumori della mammella, del colon-retto e della prostata, maggiormente sensibili ai mezzi di diagnosi precoce oggi disponibili.
Incrementi rilevanti sono stati anche osservati per i tumori dell’ovaio e per i melanomi. In Italia l’andamento è simile al resto d’Europa, con miglioramenti più rilevanti per i tumori della mammella (+12 punti percentuali), della prostata (+25) e del colon-retto (+10). Più contenuti, invece, gli incrementi di sopravvivenza per le leucemie (+4) e per il cancro del polmone (+1) che rimane una sede ad altissima letalità.

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