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Nella ricerca della cura contro il cancro, uno degli argomenti che riveste maggiore interesse per i ricercatori è la capacità delle cellule tumorali di viaggiare e quindi la possibilitià di un tumore che è nato in un organo di dare luogo alle metastasi e quindi di diffondersi in un altro organo. E' notizia di pochi giorni fa la scoperta che porta i colori italiani secondo cui è colpa dei miR-200 - una famiglia di micro-Rna e della loro influenza sulla proteina Sec23a. Secondo questo studio alcuni tumori – in particolare quello della mammella - riescono a sfuggire alle terapie per propagarsi dalla sede primitiva ad altre zone dell’organismo grazie alla presenza di queste particolari proteine. La scoperta è frutto di uno studio svolto dal Centro di Osteoncologia dell’Irst (Istituto scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori) di Meldola (Forlì) diretto da Toni Ibrahim sotto la supervisione scientifica di Dino Amadori e il gruppo di studiosi guidati da Yibin Kang, direttore del dipartimento di Biologia molecolare della Princeton University. La ricerca è una di quelle scoperte destinate a fare notizia: infatti è stata appena pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature. Lo studio è servito a confermare su molecole umane le evidenze precedentemente raccolte da studi precedenti in particolare quelli preclinici (studi che utilizzano test in vitro) e modelli animali circa il ruolo, fino a oggi controverso, svolto da una famiglia di micro-Rna (ovvero piccole parti di Rna: la molecola di acido nucleico molto simile a quella del Dna), detta miR-200. In particolare è stato dimostrato che i miR-200, possono bloccare ovvero inibire una particolare proteina chiamata Sec23a che a sua volta è responsabile dei processi di espulsione ovvero secrezione al di fuori dalla matrice extracellulare di altre proteine (come Tinagl1 Igfbp4) il ruolo di queste ultime proteine è proprio quello di contrastare le metastasi. Secondo questo studio quindi il conseguente accumulo di queste proteine: miR-200, all’interno della cellula agevola i processi di colonizzazione dei tumori in altri organi e tessuti lontani dal tumore iniziale. Secondo i ricercatori questi risultati identificano questa famiglia di molecole (miR-200), come possibile obiettivo terapeutico per nuove e sempre più efficaci terapie biologiche antitumorali preventive. «Bloccare il processo di metastatizzazione - ha spiegato Dino Amadori, direttore scientifico dell’Irst – rappresenta oggi una sfida per la ricerca in oncologia essendo questo processo la causa dei fallimenti terapeutici. Conoscendo in anticipo i processi molecolari di estensione della neoplasia sarà possibile un giorno mettere a punto terapie preventive, migliorando considerevolmente la qualità della vita dei pazienti».

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