Ogni anno in provincia di Como si registrano circa 300 nuovi casi di tumori del fegato tra primitivi e metastatici: il 15% di tutti i nuovi casi e oltre il 30% di tutti i decessi per tumore.
Ne abbiamo parlato con Alberto Vannelli, chirurgo oncologo dell’ospedale Valduce. «Dal primo intervento per tumore al fegato descritto nel 1952 da Lortat Jacob, i progressi sono stati tali e tanti da garantire oggi giorno ottimi risultati, anche per quei pazienti considerati inoperabili fino a pochi anni fa. Presupposto irrinunciabile è praticare questa chirurgia in centri ad alto volume e alta specializzazione: disporre così di un team affiatato, in cui tutti gli attori (anatomo patologo, anestesista, chirurgo, epatologo, oncologo, radiologo e radioterapista) lavorano da protagonisti per garantire il successo della cura. Solo recentemente l’utilizzo di metodiche mini invasive quali la laparoscopia, è entrato in questo settore dell’oncologia. Presso l’ospedale Valduce il connubio tra chirurgia oncologica e laparoscopia è realtà da molto tempo: circa 600 interventi di chirurgia oncologica e oltre 150 in chirurgia mini invasiva ogni anno. Negli ultimi mesi, consapevoli dell’esperienza maturata, abbiamo introdotto la laparoscopia per i tumori del fegato: sicuramente chirurgia di frontiera, ma che trova la massima espressione nel paziente cirrotico. Oltre dieci casi già eseguiti in pazienti in cui il rischio di un intervento tradizionale mal si coniugava con la malattia presente».
Tutti gli interventi sono riusciti senza problemi e i pazienti non hanno presentato alcun disturbo nel postoperatorio. Stress chirurgico ridotto con il vantaggio di minore invasività, più rapida ripresa postoperatoria e minor rischio di aderenze post-chirurgiche. «Grazie alla presenza nel nostro ospedale di un team di radiologi interventi sti possiamo anche ricorrere al la radiofrequenza e “bruciare” così il tumore stesso, già durante l’intervento».
«I costi della laparoscopia, per l’ospedale, sono il doppio di quelli con tecnica tradizionale; nonostante le difficoltà del momento, riteniamo però che l’innovazione sia un atto irrinunciabile e ad esclusivo vantaggio della comunità. In futuro contiamo di poter servire un sempre maggior numero di pazienti così da garantirne un maggior confort e ridurre i costi indiretti per il servizio sanitario nazionale».