Un caposaldo della medicina moderna è la diagnosi precoce: consente di
intervenire prima che la malattia faccia danni; si chiama prevenzione si scrive
screening. Il tumori del colon retto che rappresenta insieme a polmone, mammella,
prostata e pancreas uno dei big killer dell’oncologia, è intimamente legato alle
campagne di screening. Ne parliamo con il chirurgo oncologo e Presidente di Erone
onlus, Alberto Vannelli.
Quali sono i numeri in Italia?
Parliamo di un’emergenza sanitaria che ha visto, solo nel 2017, 53.000 nuovi casi e
oltre 18.000 morti. La sopravvivenza, legata allo stadio della malattia alla diagnosi,
è di circa il 95% a 5 anni se la malattia è iniziale; scende al 10% nei casi metastatici.
Esistono fattori di rischio?
Eccesso di carni rosse e insaccati, farine e zuccheri raffinati, sovrappeso e ridotta
attività fisica, fumo ed eccesso di alcool. Ulteriori rischi vedono il morbo di Crohn e
la rettocolite ulcerosa. L’ereditarietà è solo nel 2-5% dei casi ed è riconducibile a
mutazioni genetiche come poliposi adenomatosa familiare e sindrome di Lynch.
Esistono fattori di protezione ?
Poiché la prognosi in Italia è spesso favorevole, possiamo mantenere condizioni di
benessere e ridurre la probabilità di comparsa di tumore con il consumo di frutta e
verdure, carboidrati non raffinati, vitamina D e calcio e con la somministrazione di
antinfiammatori non steroidei per lungo tempo. A differenza di altri tipi di tumore,
il 90% dei pazienti con un tumore colorettale, grazie ad una diagnosi precoce e un
trattamento chirurgico tempestivo potrebbe guarire. Dove la prevenzione
(screening) è sentita come principio etico, la lotta contro questo tumore continua a
registrare crescenti successi.
Qual è la situazione a Como?
Circa 430 nuovi pazienti e una mortalità di 270 casi, l’aspetto più critico resta la
bassa adesione alla campagna di screening che nel 2014 era appena superiore al
50%, con il risultato che il 30% dei pazienti giunge in stadio avanzato. Per invertire
questa tendenza ho coinvolto la nostra sanità e dedicato il mio convegno del 2017,
a questo tema, partendo dalla centralità del messaggio della prevenzione: l’ATS
invita tutti i cittadini tra i 50 e i 69 anni a partecipare allo screening con il test del
sangue occulto nelle feci. Abbiamo parlato di innovazione tecnologica e offerta
sanitaria per migliorare la sanità lariana, e stimolato la consapevolezza da parte del
cittadino di sentire la salute non solo come diritto ma anche come un dovere.