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E' di questo periodo il dibattito contro i tagli previsti dalla manovra economica per le regioni, eppure bisogna segnalare che tra il 2000 e il 2009, come segnala la CGIA di Mestre, la spesa delle Regioni italiane è aumentata del 75,1%. In termini assoluti, invece, le uscite complessive delle nostre Regioni sono passate da 119,3 miliardi a 209 miliardi di euro. Per le Regioni a Statuto Ordinario l'aumento è stato dell'89%. A livello nazionale, si è registrato un incremento pari a 89,6 mld di euro, imputabile principalmente alle spese sanitarie, che hanno inciso per oltre 45,9 mld. La voce che ha subito il maggior incremento è stata quella dell'Assistenza sociale (+185,8%), cui seguono gli oneri non attribuibili (+112,6%. La voce comprende gli oneri finanziari, i fondi di riserva e le spese non classificabili), l'istruzione/formazione (+86,9%) e la sanità (+74,3%). Già nel 2009 il CERM aveva condotto un'analisi delle differenze regionali evidenziando quanta parte della spesa potesse trovare giustificazione, da un lato, nelle caratteristiche demografiche, economiche e sociali e nella dotazione di capitale fisico e umano e, dall’altro, nel livello qualitativo delle prestazioni e dei servizi erogati ai cittadini. "Intendiamoci - precisa Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre - maggior spesa non sempre è sinonimo di spreco o di una cattiva gestione della finanza pubblica. Chi, soprattutto al Centronord, ha investito in questi ultimi 10 anni in maniera importante sulla sanità, sui trasporti e sull'assistenza sociale, oggi può contare su livelli di qualità e di quantità dei servizi offerti ai propri cittadini che sono tra i migliori d'Europa. L'aumento delle spese regionali è dovuto, inoltre, anche all'attribuzione in capo alle Regioni di nuovi poteri su tematiche quali l'industria, il commercio, le politiche del lavoro, il turismo ecc. Detto questo, non possiamo nascondere che alcune Regioni, tipo quelle a Statuto Speciale, presentano livelli di spesa che solo in parte sono coperte dalle entrate proprie. Ciò vuol dire che la specificità di alcuni territori è stata in gran parte garantita dallo sforzo fiscale fatto dai contribuenti delle realtà a Statuto ordinario. Un meccanismo, quest'ultimo, che andrebbe eliminato per ripristinare il principio di equità ed uguaglianza tra tutti i territori regionali".

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