In questo periodo più che mai abbiamo imparato a sviluppare una comprensibile idiosincrasia verso la parola: DPCM. Eppure non è sempre stato così.
In una delle più fortunate stagioni della storia della politica sanitaria Italiana, grazie ad una felice intuizione della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, veniva istituita la Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica, in corso in questi giorni; nell’intenzione del Legislatore, il DPCM del 2005 la riconosceva allo scopo di diffondere la cultura della prevenzione sensibilizzando la popolazione e rendendo gli screening oncologici un diritto per ogni cittadino.
Poi è arrivata la pandemia e ha letteralmente stravolto il nostro sistema sanitario: uno tsunami che ha scardinato modelli consolidati di assistenza e priorità di cura. Nonostante i molti ritardi, siamo già entrati nella fase 2 del piano vaccinale anti-Covid con le vaccinazioni per i pazienti oncologici della regione Lazio a fare da apripista: un’altra forma di prevenzione. Secondo le raccomandazioni pubblicate sul sito del Ministero della salute, infatti, i pazienti onco-ematologici in trattamento rientrano nella Categoria 1, quella a più alta priorità, dal momento che la mortalità per Covid-19 è più alta in chi ha un tumore rispetto a quella della popolazione generale (4,5%).
L'Osservatorio Nazionale Screening racconta che nei primi mesi del 2020 c'è stata un'interruzione delle campagne di screening, però secondo l’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, sono ripartite da maggio, pur con molti distinguo da Nord a Sud e regioni a macchia di leopardo; così a fine anno il saldo, rispetto allo stesso periodo del 2019, è stato del 10 % in meno.
Eppure a voler ben guardare, il ritardo che da più parti si ritiene rischi di rallentare gli importanti risultati sinora ottenuti, ha probabilmente radici antiche: dai dati dell’Osservatorio Nazionale Screening emerge che già nel 2018 senza l’alibi della pandemia, l’adesione alla mammografia era scesa al 54%, in lieve flessione al Nord, costante al Centro e al Sud con valori sotto la soglia di accettabilità del 50%.
L’adesione allo screening cervicale (pap-test o test Hpv) era in costante discesa fino ad un 39,6% nel 2018, indipendentemente dall’area geografica. Decisamente peggio l’adesione al sangue occulto: 43% a livello nazionale (accettabile sopra il 45%), con valori maggiori del 50% al Nord, ma del 36% al Centro e 31% al Sud.
La decima edizione de "I numeri del cancro in Italia", racconta di 6 milioni di italiani con diagnosi di tumore: mammella, colon-retto, polmone, prostata e vescica, i più frequenti. Tra le donne continua la preoccupante crescita di quello al polmone, per il fumo di sigaretta, a questo si aggiungano le raccomandazioni spesso disattese degli stili di vita: corretta alimentazione, regolare attività fisica, attenzione all’alcol, niente fumo. Non c'è pandemia che tenga; il benessere dei cittadini ruota attorno al valore fondamentale della prevenzione. È quindi fondamentale coinvolgere diversamente la cittadinanza.
Noi di Erone onlus abbiamo un motto: “costruire un’idea per educare una coscienza oncologica”. Questa pandemia ha insegnato che la salute è un diritto inviolabile, ma ha fatto toccare con mano la fragilità della nostra condizione. Secondo Schopenhauer: "un uomo può fare ciò che vuole, ma non può avere tutto ciò che vuole". Quando iniziammo quest’avventura, fummo buoni profeti nell’auspicare un rinnovamento della società partendo proprio dalla prevenzione.
Se nella coscienza collettiva la prevenzione è percepita come un bisogno e non come un’imposizione, abbiamo un fattore di salvaguardia efficace e un’arma in più contro il cancro, perché come ricorda Cesare Beccaria: “Il più sicuro ma più difficil mezzo di prevenire i delitti si è di perfezionare l’educazione”.